martedì 21 maggio 2013

The lost titles #01



Benvenuti all'inaugurazione della prima rubrica del blog! Questa rubrica, ideata da me (Bea), avrà una cadenza mensile.
Ho pensato a questa rubrica perché io personalmente odio quando i titoli dei libri -e anche dei film in tutta onestà- vengono distorti nella versione italiana e mi è saltata subito in mente dopo aver visto la rubrica "The Lost Cover" ideata da Denise del Reading is Believing ♥
Mi rendo conto che le traduzioni perfette non possano esistere MA titoli che cambiano l'essenza del romanzo no!
Se l'autore ha deciso di chiamare il suo libro "mare" tu, casa editrice italiana, non me lo puoi rinominare "sorriso estivo" perché non c'entra una barbabietola.
(Perdonate gli esempi allucinanti e poco calzanti).
Per questo primo appuntamento ho deciso di soffermarmi su un unico libro, che devo ancora leggere -che la vergogna ricada sulla mia triste persona-. Sto parlando del celebre libro di Stephen Chbosky.

Il libro in questione ha iniziato a prendere spazio nella mente dell'autore nel 1994. Lo stesso autore ha dichiarato che il titolo gli è venuto in mente in seguito, proprio mentre scriveva la frase "I guess that's just one of the perks of being a wallflower". Letteralmente? "Immagino che questo sia uno dei tanti vantaggi dell'essere una carta da parati". Sì, perché il titolo originale è proprio questo: "i vantaggi di essere una carta da parati". Ora, mi rendo conto che come titolo possa perdere la magia in italiano e quindi cos'è successo? Il libro ha preso il nome di "Ragazzo da Parete".
In fondo, il titolo "Ragazzo da parete" si ispira abbastanza al libro in questione. Io non credo che sia molto evocativo, sinceramente, perché ha un suono un po' cacofonico, ma quelli sono gusti. Trovo invece che la copertina sia molto evocativa e aiuti il possibile lettore a capire a colpo d'occhio di che tipo di storia potrebbe trattarsi (però devo dirlo: la copertina originale è migliore sotto tutti i punti di vista). Ora arriviamo alla parte critica: il mio odio profondo per le copertine dei libri rifatte in occasione dell'uscita del film. E' una cosa che mi manda in bestia! Però bisogna dare credito alla grafica perché è davvero bella e risalta sicuramente in una libreria. Ma è qui che avviene il danno, il libro, per adattarsi al film (che comunque in America ha lo stesso titolo del libro) viene rinominato "Noi siamo infinito."
Perché?! PERCHE'?! Sì, okay, ho capito che ha un suo senso, che è legata ai personaggi e tutto quello che vi pare ma... è lontano anni luce dal titolo originale, personalmente non lo trovo molto adatto ma non perché non si adatti alla storia ma perché fondamentalmente non è quello che l'autore ha scelto in principio. A me piace scrivere, ecco. Io se fossi un'autrice di libri non vorrei MAI vedere i titoli dei miei libri storpiati oltre ogni dire perché il titolo è l'essenza del romanzo e non gliela si può strappare così. "Noi siamo infinito" mi evoca l'idea di un amore o di un'amicizia, okay. Il titolo "Ragazzo da parete" però mi fa pensare subito ad un emarginato, alla storia di qualcuno che si è sentito, od è ancora, escluso dalla società o meglio dai suoi pari. Il titolo originale invece mi fa pensare agli eventuali vantaggi che si possano avere nell'essere persone a margine. Mi da un senso positivo, in tutta onestà. E' come se mi dicesse "sì, hey, parlo di un ragazzo che fa da carta da parati, che si sente escluso ma, guarda! A volte fare solo da 'contorno' ha i suoi vantaggi e si possono vivere avventure fantastiche anche senza essere il centro delle attenzioni del resto del mondo". 
(Okay, detta così non ha molto senso.)
Voglio concludere dicendo che i titoli sono importanti, non bisogna dimenticarlo! Devono essere evocativi, devono racchiudere la storia, il suo senso ed allo stesso tempo attirare il lettore.
I titoli dei libri sono come i nomi delle persone, non si devono storpiare.
Voi cosa ne pensate dei titoli storpiati? E di questo libro in particolare?
Intanto vi lascio un saluto e un arrivederci alla prossima puntata!
♥Bea

2 commenti:

  1. Ecco, penso che questa sarà una rubrica che mi piacerà! Non so quante volte sono rimasta basita dalla scelta dei titoli (e anche dalle copertine) che scelgono le case editrici italiane... Alla prossima~

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  2. Vero D: certe copertine sono abominevoli! (vedi: Cercando Alaska), ma la cosa dei titoli mi manda ancora più fuori di testa! D:

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